Gli anni 2000

Il quinquennio 2000-2005, si è caratterizzato come periodo di importanza cruciale per la vita (ed il futuro) dell’Istituzione. Le scelte compiute in questi anni, oltre a costituire un conseguimento di tutti gli obiettivi che il C.d.A. si è, nel tempo, prefisso, rappresentano elementi “strategici” per gli anni a venire, soprattutto perché l’Ente si è connotato sempre più come Azienda (pubblica) di erogazione di servizi alla persona, capace di interloquire, al di là del servizio residenziale, con soggetti diversi (Comuni, Privati, Scuole, Centri di Formazione, Associazioni di volontariato, ecc.) per fornire servizi diversificati e forme di collaborazione al territorio, così come previsto dalla vigente legislazione.
I primi cinque anni del nuovo secolo hanno visto un incremento nelle attività, senza precedenti nel decennio precedente, dove, occorre riconoscere il merito, sono stati definiti i presupposti per consentire la vera qualificazione dell’Istituzione e dei suoi servizi.
Il quinquennio si è anche contraddistinto per il quasi totale ricambio degli Amministratori (eccezion fatta per il Consigliere/Vicepresidente Sig.ra Elda Turra, già presente all’interno dell’ultimo C.d.A. presieduto dal Sig. F. Tapparello), per la presidenza di Bacco Corrado (dimessosi volontariamente in data 28.05.2004) a cui è subentrato, come componente il C.d.A. (consigliere) il Sig. Paolo Barbugian e come Presidente il Sig. Crema Gianpaolo (dall’01.10.2004), già consigliere di Amministrazione.
Pertanto, le attività, i programmi, gli obiettivi e, quindi, i risultati, che il C.d.A. aveva definito e conseguito nel periodo considerato possono essere come di seguito sintetizzati.
Si è proseguito con l’implementazione di un Sistema Qualità degli interventi, già avviato nel decennio precedente (dalla Valutazione Multidimensionale al “lavoro per progetti”), gestendo e riorganizzando l’Unità Operativa Interna, e definendo importanti nuovi progetti di intervento sulle persone.
Va ricordato che tra la fine del 1998 e l’inizio del 1999, si era dato avvio al Nucleo per malati di Alzheimer (“Freedom”), avvenuto tra il 1998-1999, anche grazie all’assunzione di una Psicologa/Psicoterapeuta, la Dott.ssa Laura Galantin, specializzata in decadimento cognitivo e disturbi del comportamento, proveniente dalla R.S.A. “Carlo Stebb” del Lido di Venezia e disposta anche a “sperimentare” nuove forme di intervento su una forma patologica morbosa perlopiù sconosciuta e ancora oggi incurabile.
Si è lavorato, allora, con grande profusione di energie, affinché il nucleo funzionasse. Sono state quindi effettuati degli “investimenti”, sia strutturali che sulle risorse umane che hanno portato, nel tempo, il nucleo ai livelli qualitativi oggi riconosciuti.
Iniziava anche il servizio di “sostegno psicologico” ai familiari dei malati di Alzheimer assistiti dalla struttura (sportello Alzheimer) e la Psicologa strutturava ed applicava già le prime originali teorie sulla “psicogenealogia” (utilizzando il “genogramma” quale metodo di lavoro con gli ospiti e le loro famiglie), sulla “ricollocazione” del malato di Alzheimer (“ricollocazione” temporale, in una certa età della sua vita con dimostrazioni comportamentali conseguenti), il “lutto paradosso” che colpiva i familiari del malato.
Tutti concetti “inediti”, poi rappresentati in vari consessi di ricerca nazionali e internazionali, che hanno contribuito a fare della Casa di Riposo “A. Galvan” un modello di riferimento ed un laboratorio di assistenza innovativa.
Negli stessi anni, l’Ente aveva organizzato un pubblico Convegno (nazionale) per presentare a tutta la collettività e agli “operatori” interessati l’esperienza condotta nel nucleo e i primi risultati dell’attività. Il convegno aveva visto un numero di partecipanti pari a 350 persone, costituendo, oltre che occasione di dibattito scientifico, anche un’ulteriore occasione di marketing sul territorio.
Si è implementato, nell’anno successivo (2000) il sistema di Controllo di Gestione e Qualità (Co.Ge.Q.), fondamentale presupposto per il calcolo dei carichi di lavoro del personale e per il reale conseguimento (e misurazione) dei costi di produzione del servizio e della “Qualità Effettiva” (realizzata).
Ma in quel periodo all’attività di organizzazione e qualificazione veniva ad affiancarsi anche tutta l’attività amministrativa concernente l’iter di approvazione del nuovo progetto per la costruzione della nuova R.S.A. (depositato presso l’Assessorato Reg.le competente in data 31.12.1999), apportando al progetto originario le modifiche imposte dalla Regione (CTR).
Nel contempo, si formavano i primi Responsabili Interni della Qualità (RISQ) nelle persone del Direttore e dell’allora Coordinatrice, Roberta Ferrara, creando così il presupposto per il “percorso” per la Certificazione di Qualità che verrà conseguita nel 2002. Anche qui Pontelongo è stata una struttura che ha potuto precorrere i tempi: la certificazione di qualità non si limitava all’osservanza della norma internazionale generale nota come UNI EN ISO 9001, ma si estendeva ad una norma “di settore” (linee guida), appositamente elaborata per le strutture residenziali per anziani (UNI 10881), quindi i requisiti di qualità erano senz’altro più complessi, ma meglio aderenti alle necessità dell’Ente (e, detto per inciso, la Casa di Riposo di Pontelongo partecipava, per il tramite del Direttore, al gruppo di lavoro nazionale appositamente costituito dal Ministero alle Politiche Sociali per definire i contenuti/requisiti della norma a cui si sarebbero dovute informare le strutture).
L’organizzazione del lavoro “per progetti” viene messa così “a regime”, con definizione di tutte le procedure organizzative ed operative necessarie e l’attività diventava strutturata “per processi”. Contestualmente, si adottava la nuova scheda (elaborata dalla Psicologa dell’Ente) per la valutazione multidimensionale per non autosufficienti e con particolare riferimento a persone con deficit cognitivo (es. demenze).
La C.d.R., pertanto, elaborava una “scheda valutativa” non disponibile sul mercato, con conseguente risparmio economico e con la positività di aver prodotto un modello di riferimento e di uso pratico.
Nel 2001 veniva approvato il progetto per la costituzione di due nuovi nuclei : Nucleo “Mobili” e Nucleo “Ipomobili”, il primo per persone con sufficiente grado di mobilità, ma con disturbi di comportamento e/o di relazione, il secondo per persone con rilevanti menomazioni dell’autonomia funzionale, portando così a compimento la “nuclearizzazione” della struttura residenziale.
Dal 2001, quindi, la struttura veniva ad articolarsi su tre nuclei funzionali, specializzati per l’assistenza a particolari forme patologiche e di disagio.
L’allora Presidente (Corrado Bacco) tentava di ottenere il riconoscimento, da parte della Regione Veneto, di almeno uno di questi nuclei, in modo da ottenere una maggiore “contribuzione” (quota sanitaria, oggi “impegnativa di residenzialità”) per gli ospiti più gravi e tali da postulare una maggior carico (di lavoro) assistenziale.
La risposta regionale è sempre stata negativa, adducendo a motivazione la non disponibilità di almeno 90 posti letto per non autosufficienti.
Si prendevano contatti con i Comuni limitrofi per individuare possibili sinergie e, in particolare, la possibilità di attivare nuovi servizi in favore degli stessi. La risposta non era stata positiva, ad eccezione del Comune di Brugine (PD) che si è convenzionato per la fornitura di pasti caldi.
Nello stesso anno, però, si era ottenuta la conferma (con D.G.R. n° 4211 del 22.12.2000, pubblicata sul BUR del 27.02.2001), dell’ammissione della C.d.R. al finanziamento per la nuova R.S.A., pur con un ridimensionamento della dotazione (non si potevano più realizzare subito i 90 posti letto, ma solo i primi 64, per intervenuta decurtazione del finanziamento dai 12 miliardi di lire originari, la Regione ne finanziava solo 8.
Per questo, a seguito di selezione pubblica, la Presidenza incaricava il progettista (Ing. Renato Vitaliani) di apportare le modifiche nella versione “definitiva” del progetto (versione “dicembre 2001”) rendendo funzionale la costruzione dei primi n° 64 p.l. e rinviando ad un secondo momento la conclusione dell’opera (il pericolo era perdere completamente il finanziamento), il che avrebbe fatto derivare un danno non solo economico all’Ente,ma metteva in pericolo l’esistenza dell’Ente medesimo, in quanto l’inadeguatezza strutturale avrebbe comportato la chiusura della Struttura.
Come detto, sul versante organizzativo si complicava il “lavoro per progetti” con il “lavoro per processi”, con l’obiettivo di meglio omogeneizzare i vari interventi posti in essere dai componenti l’U.O.I. (tecnici) in particolare, in un’ottica di reale “qualità” del servizio.
In questo anno si iniziano a definire le linee giuda sulla “contenzione farmacolgica”. Si dà avvio al Gruppo di Lavoro sulla Contenzione Fisica e Farmacologica che produrrà, nel 2005, il progetto “contenzione”;
Si elaboravano: il Manuale della Qualità, le procedure e i protocolli di qualità, la Carta dei Servizi per i diritti degli utenti e dei loro familiari. La C.d.R. di Pontelongo otteneva così, per prima in Italia, la Certificazione di Qualità secondo la nuova norma “Vision 2000” (dopo tre anni di intensa attività di preparazione e di implementazione della “cultura della qualità” a tutti i livelli organizzativi).
Nello stesso periodo si incrementavano di 6 ore settimanali le attività di assistenza domiciliare con il Comune di Pontelongo, estenendo il servizio ad un numero maggiore di utenti.
Contemporaneamente, venivano anche definiti i criteri di gara per l’appalto dei lavori di realizzazione della nuova R.S.A., si era data pubblicazione al bando di gara, all’espletamento della gara con relativa individuazione della Ditta aggiudicataria (Ditta Pace s.r.l. di Vicenza) e alla sottoscrizione del contratto d’appalto presso il Notaio individuato.

Sul versante organizzativo, si è proseguita l’attività di ridefinizione dei “processi” organizzativi ed operativi, incentrando l’attenzione sempre più sulle attività da garantire agli ospiti affetti da patologie cognitive e comportamentali, con disturbo della relazione (oltre ai malati di demenza, la struttura apriva sempre più i propri servizi a persone affette da disturbo psichiatrico, anche per consentire la completa copertura di posti letto, la cui copertura era stata resa difficoltosa anche dall’apertura della nuova C.d.R. di Piove di Sacco (CRAUP) che aveva creato, di fatto, una situazione di difficile concorrenza.
Il 17 febbraio 2003 si consegnavano all’impresa appaltatrice (PACE srl di Vicenza) i lavori della nuova R.S.A.
Dopo la sospensione del cantiere per la bonifica bellica, i lavori riprendevano con regolare andamento per tutto l’anno.

E’ stato necessario, però, rivedere ed aggiornare – in corso d’opera – il progetto antincendio per la nuova R.S.A. (adeguamento a nuove norme per le strutture residenziali, entrate in vigore il 18 settembre 2002) ed ottenere così sullo stesso il parere favorevole dei VV.FF. di Padova.
Nel mese di ottobre 2003, la Casa di Riposo partecipava, tramite la Psicologa/Psicoterapeuta dell’Ente sopra nominata, al concorso “Premio Nazionale per l’Innovazione Sociale”, organizzato dal Comune di Rimini, all’interno della Fiera EuroP.A., ottenendo il riconoscimento (premio) per l’Innovazione Sociale con il Progetto per l’assistenza a persone affette da disturbi dementigeni.

Nel mese di dicembre 2003, si dava anche approvazione alla convenzione tra Casa di Riposo e Unione dei Comuni di Pontelongo, Cona e Codevigo per il servizio di “Responsabile dei Servizi Sociali” dell’Unione, affidato al Direttore dell’Ente. Anche questo ulteriore servizio dimostrava la pervicace volontà di strutturare l’Istituzione sempre più come “centro servizi” in favore del territorio in cui l’Ente si trova ad operare. In questo caso, infatti, oltre ad assolvere alle funzioni di servizio sociale espletate dai Comuni “riuniti” in Unione, l’Ente poteva svolgere un ruolo di coordinamento tra i diversi servizi, mettendo a disposizione degli Enti territoriali le competenze dirigenziali.
Nell’anno 2004, veniva implementato il nuovo programma informatico per il Controllo di Gestione e Qualità “Praxilia” (Co.Ge.Q.) e l’ente veniva individuato come “definitore e sperimentatore” del nuovo programma. Questo progetto si sarebbe rivelato come “essenziale” per la gestione del Sistema Qualità.
I lavori di costruzione della nuova R.S.A. (prima parte, cioè quella relativa alla realizzazione dei primi 64 posti letto) venivano conclusi effettivamente in data 8 luglio 2005.
Proseguiva, nel frattempo, il percorso finalizzato ad ottenere l’ulteriore finanziamento per il “completamento” della R.S.A. , prevedendo di realizzare anche i successivi 26 posti letto. Va senza dubbio consegnata alla “storia” la difficoltà in cui la struttura veniva a trovarsi: come poteva funzionare – anche dal punto di vista della sostenibilità economica – una struttura che vedeva nella parte nuova 64 posti letto e in quella preesistente 26 posti? Come poteva essere ripartito il personale? Come si sarebbe potuto suddividere l’utenza tra una struttura adeguata e una ormai del tutto priva dei moderni requisiti di abitabilità?
Ma, soprattutto, pur comprendendo le difficoltà di reperimento di finanziamenti pubblici, quanti maggiori costi per la collettività avrebbe comportato la gestione di due appalti (il che significa, di due cantieri separati) per realizzare un’unica struttura?
Chi scrive, che più volte aveva denunciato queste palesi contraddizioni, ben ricorda questo momento come uno dei più critici della propria vita professionale, in quanto, pur fiducioso nella soluzione del problema – che sarebbe stato altrimenti così macroscopico da evidenziare una cattiva gestione delle risorse pubbliche – veniva, in assenza di certezze, a crearsi una insanabile contraddizione che avrebbe condannato l’Ente ad un futuro di difficilissima gestione.
In data 22 dicembre 2004, la Regione (Assessore S. Bressan) concedeva un ulteriore contributo di € 1.500.000= che avrebbe consentito di completare la struttura con una dotazione di n° 90 p.l. (ed elevare la struttura con il terzo piano).
L’Ente (nella “vecchia” struttura di via A. Galvan, 5) otteneva – nello stesso periodo – anche il rinnovo dell’Autorizzazione al Funzionamento da parte dell’U.L.S.S. n° 14 (previa verifica del possesso dei requisiti organizzativi e strutturali, ai sensi della legge regionale n° 55/’82) e, contestualmente, il riconoscimento di n° 9 ulteriori posti letto per non autosufficienti, elevando la capacità ricettiva generale della struttura da n° 64 p.l. riconosciuti a n° 73 posti.
Come si vede, anche la “riconversione” dei posti letto per autosufficienti in posti per non autosufficienti è stata lunga e difficoltosa, a causa dei limiti imposti dalla programmazione regionale, che doveva, faticosamente, coniugare la razionalizzazione della spesa con il graduale aumento tra la popolazione anziana di persone in condizione di non autosufficienza sempre più accentuata.
Questo “riconoscimento”, a cui il C.d.A. dell’Ente aveva attivamente partecipato, avrebbe consentito di risolvere un problema che aveva afflitto e condizionato per anni la vita (e l’economia) della struttura, riducendo le entrate effettive (mancata corresponsione del Contributo Reg.le per non autosufficienti per un numero di ospiti già “di fatto” in condizione di non autosufficienza e,pertanto, tale da postulare maggiori costi assistenziali, per molto tempo misconosciuti).
Nel mese di ottobre 2004, il Comune di Roma inviava una delegazione per vistare il nostro “Nucleo Alzheimer”, instaurando un rapporto di collaborazione/consulenza a fronte di un interesse del Dirigente per gli Interventi Sociali di sviluppare anche in Roma strutture per malati di Alzheimer. Questa è stata la prova del marketing condotto anche a livello nazionale dalla struttura (che aveva inviato a più convegni il proprio Direttore a rappresentare l’ esperienza di servizio dell’Istituzione);
Nel mese di ottobre 2004 il Presidente Gianpaolo Crema presentava anche domanda di contributo, per l’acquisto di arredi della nuova R.S.A., alla Fondazione Ca.Ri.Pa.Ro. e questa attività – che oggi definiremmo “di found rising” – si è rivelata essenziale e “strategica”, perché, tenuto conto dei limiti del finanziamento regionale di cui sopra, appena sufficiente a garantire la realizzazione della nuova struttura, l’Ente si sarebbe trovato di fronte alla difficoltà di non avere sostanze economiche per arredare la struttura, salvo dover “scaricare” detti oneri sugli ospiti e sui loro familiari, aumentando le rette di degenza poste a loro carico, con pregiudizio per la “politica di vendita” dei servizi, che costituiva uno degli aspetti qualitativi della nostra Istituzione, la quale ha sempre tentato di coniugare qualità ed efficienza, realizzando il principio della “solidarietà sociale” che la Costituzione Repubblicana definisce come “dovere inderogabile”.
Si arriva così al giugno 2005, con l’ approvazione del nuovo progetto per il “completamento” della nuova R.S.A. ottenendo conferma del finanziamento e sottoponendo il nuovo progetto alla Commissione Tecnica Regionale, che si espresse con voto favorevole.
Come anticipato, nel mese di marzo 2005, la Fondazione Ca.Ri.Pa.Ro. confermava la concessione di un contributo di € 250.000,00= per l’acquisto degli arredi per la nuova struttura, evitando così un ingente aumento dei costi e, quindi, delle rette di degenza.
Nel periodo estivo dell’anno 2005, la Direzione dell’Ente espletava tutte le gare d’appalto relative per la fornitura degli arredi e la nuova R.S.A. risultava così dotata di tutti gli arredi (mobili per le stanze, sanitari, tendaggi e segnaletica, grazie al contributo della Fondazione della Cassa di Risparmio di Padova e di Rovigo (oggi Ca.Ri Veneto) che copriva il costo degli arredi nella misura del 50% e l’Ente provvedeva poi a coprire la differenza grazie a propri mezzi finanziari reperiti con risparmi gestionali maturati negli anni precedenti (avanzi di amministrazione).
Nel mese di maggio 2005 aveva anche preso avvio una forma di collaborazione con le Scuole Materna ed Elementare “A. Galvan” di Pontelongo, nel tentativo di sollevare le sorti di questa istituzione scolastica in difficoltà. In quel periodo intensi sono stati i rapporti tra l’Ente, le Scuole “A. Galvan” e la Curia padovana, nel tentativo di superare alcune difficoltà gestionali che le scuole paritarie palesavano in quegli anni.
Nel mese di agosto 2005, poi, si ampliava ulteriormente l’utenza del servizio pasti – fino a quel tempo limitata ai Comuni – dando avvio alla convenzione con il Comune di Pontelongo per il servizio di fornitura di pasti per gli alunni della Scuola Elementare Statale “M. Montessori” di Pontelongo. Si confermava, ulteriormente, la natura sempre più marcata dell’Istituzione come vero e proprio “centro servizi”, continuando nel solco avviato dal 1991, ma, in questo caso, si convertiva la tradizionale attività di preparazione e confezionamento di pasti, erogata in favore di persone anziane in stato di bisogno, in un’attività di servizio in favore degli alunni, cioè per un utenza molto diversa da quella tradizionale. Va riconosciuto, senza dubbio, il merito a tutto il personale di cucina, per aver saputo sostenere la scelta dell’Ente con il proprio lavoro e con la propria professionalità, diversificando molto l’ambito di intervento, predisponendo menù nuovi e rispondenti alle necessità dietetiche dei bambini, senza alcuna aggiunta di personale, a parte l’assunzione di una ulteriore risorsa a tempo parziale in più durante i mesi di attività scolastica.

Anche il quinquennio 2005-2010, può essere considerato un tempo fondamentale per la vita dell’ Istituzione “A. Galvan”. Fase rilevante, senza dubbio, perché, oltre a portare a termine alcuni degli obiettivi avviati nel quinquennio precedente si sono definiti dei nuovi obiettivi che hanno portato a concludere un ciclo di vita istituzionale durato, appunto, più di un decennio.
Decennio sicuramente caratterizzato da scelte, iniziative, programmi che lasceranno il segno anche per il futuro, sia dell’Istituzione in quanto tale che, più in generale per l’intero territorio sul quale la stessa estende la sua influenza, in termini di servizio alle persone, ma anche come soggetto istituzionale presente nella vita delle persone.
Le scelte compiute in questi anni, rappresentano elementi “strategici”, soprattutto perché, come già dimostrato, l’Ente si è connotato sempre più come un “Centro Servizi” alla persona, capace di interloquire, al di là del servizio residenziale rivolto agli anziani e a persone in condizione di non autosufficienza, con soggetti diversi (Aziende U.l.s.s, Comuni, Privati, Università, Scuole, Centri di Formazione, Associazioni di volontariato, ecc.) per fornire servizi e forme di collaborazione, così come previsto dalla vigente legislazione, ma anche con l’ideazione di forme di collaborazione originali.
I cinque anni di vita istituzionali qui presi in considerazione, hanno visto un incremento nelle attività, senza precedenti nella storia della “Casa di Riposo”, anche se occorre riconoscere il merito dei consigli di amministrazione succedutesi negli anni precedenti, i quali sono stati determinanti per costruire i presupposti per consentire l’azione del C.d.A. che ha governato l’Ente in questo periodo.
Il quinquennio in parola, si è anche contraddistinto per la quasi totale continuità del gruppo di Amministratori, eccezion fatta per il Consigliere/Vicepresidente Fiorella Canova, nominata nel mese di dicembre 2005 come componente del C. di A. ed approdata, dopo le elezioni amministrative di giugno 2009, sullo scranno più alto dell’Amministrazione Comunale , e per Laura Penzo, nuova entrata.
Dopo l’elezione a Sindaco del Comune di Pontelongo, F. Canova, presenta le proprie dimissioni da Vicepresidente e, nel mese di ottobre 2009, subentrerà in Consiglio con carica di Vicepresidente, il Sig. Donatello Magagnato.
Le attività, i programmi, gli obiettivi e, quindi, i risultati, che il C.d.A. di quel quinquennio aveva definito e conseguito vengono di seguito rappresentati.
Come già precisato, l’anno 2005 si veniva a concludere con la fine dei lavori per la realizzazione della prima parte della nuova Struttura Residenziale per Anziani, primo e secondo piano, che prevedeva la dotazione dei primi 64 posti letto per anziani non autosufficienti, provvedendo poi ad espletare tutto il procedimento amministrativo per la gestione del nuovo finanziamento regionale (di € 1.520.000,00= – un milione cinquecentoventimila €-) per la realizzazione dell’ultimo stralcio di progetto per la conclusione della struttura con l’elevazione del terzo piano. Nel frattempo, verso la fine dell’anno 2004, Presidenza e Consiglio dell’Ente avevano ottenuto il riconoscimento di altri 9 posti per non autosufficienti, che consentivano alla dotazione generale di raggiungere i 73 posti (in modo da permettere la totale conversione di 90 posti letto per permettere il totale trasferimento degli ospiti, riconosciuti come “non autosufficienti” alla fine dei lavori della nuova opera).
Nel mese di gennaio 2006, si dava prontamente avvio (indizione) alla gara d’appalto per la realizzazione del terzo ed ultimo piano della struttura, lavori che avrebbero così consentito di trasferire tutti gli anziani, tutti i lavoratori e tutta l’organizzazione dalla “vecchia” alla nuova struttura residenziale.
L’iter della gara d’appalto si concludeva il 20 aprile 2006, con l’individuazione dell’ Associazione in Consorzio Stabile Edile di Vedelago (TV) quale ditta vincitrice e incaricata della realizzazione dei lavori in parola.
La consegna dei lavori avveniva il 2 maggio del 2006 e gli stessi si concludevano, dopo la concessione, da parte della Direzione Lavori, di tre proroghe, l’ultima delle quali – di 37 giorni- ritenuta “non giustificata” (imputabile alla Ditta) e, pertanto, tale da consentire all’Ente appaltante di trattenere una somma a titolo di penale (per € 47.509,48=), in data 6 aprile 2007.
A maggio del 2006, viene completato anche il procedimento per la stipula di un contratto di mutuo (con la banca di Credito Cooperativo di Piove di Sacco – Pd-) per un valore di € 280.000,00= (Duecentottantamila €) , della durata ventennale, unica voce di spesa relativa alla realizzazione della nuova Struttura, posta a carico dell’utenza (che ha comportato l’imputazione annua di € 20.000,00= nei Bilanci dell’Ente).
Questo finanziamento, pertanto, è stato “spalmato” nel tempo consentendo che, i seppur limitati oneri addossati all’utenza, riguardassero più “generazioni” di anziani.
Ma verso la metà del mese di settembre 2006, per un errore commesso da una ditta subappaltarice nella chiusura del tetto che costituiva la base del terzo piano, entrava nella parte di struttura già realizzata, l’acqua di una pioggia abbondante causando ingenti danni (I e II piano). Dopo l’ovvio choc, si è lavorato per ripristinare i danni, chiedendo però alla ditta esecutrice il pagamento totale degli stessi.
Si è riusciti, pur con qualche prevedibile fatica e non pochi confronti, ad ottenere il risarcimento totale dei danni patiti, senza dover avviare procedure legali e senza oneri per l’Ente.
Ancora, nei giorni 29 e 30 settembre 2006, la Casa di Riposo “A. Galvan” organizzava il suo secondo Convegno Pubblico Nazionale “Tra il dire e… il fare” – Filosofia, metodo e risultati della Comunità Curante – , convegno accreditato con i Crediti ECM, che ha portato a Pontelongo 150 partecipanti provenienti da varie regioni italiane, consentendo una presentazione dell’esperienza maturata nella Struttura, soprattutto per ciò che riguardava un metodo di assistenza al malato di Alzheimer ancora oggi presente nel nostro nucleo, e che ha consentito alla “Casa di Riposo” di affermarsi ulteriormente nel contesto dei servizi alla persona anche oltre i confini regionali.

Sempre nella seconda metà del 2006, inoltre, prendeva avvio il “Progetto riorganizzazione”, con l’obiettivo di organizzare le risorse umane (turnistica, ruoli, responsabilità, processi organizzativi, strategie operative) per l’ingresso nella nuova struttura.
L’anno 2007 si apre con un primo importante risultato: il 23 febbraio, dopo aver inoltrato la richiesta in Regione Veneto, l’Ente otteneva la possibilità di utilizzare (anziché restituire come previsto dalla procedura) il ribasso d’asta ottenuto dall’esito della gara d’appalto (sconto percentuale sulla base d’asta) di ben € 159.357,00=, importo che verrà poi destinato alla realizzazione di “migliorie” al progetto originario, non ultime quelle riguardanti la realizzazione del “Giardino di Alzheimer”, utile alla concretizzazione della filosofia di cura dei malati, con l’obiettivo di eliminare ogni ricorso a forme contenitive.
Il 10 giugno 2007, così come programmato, si è potuto, allora, inaugurare la nuova Struttura Residenziale per Anziani Non Autosufficienti “A. Galvan” di Pontelongo, nel rispetto dei tempi definiti, consegnando così agli ospiti accolti, ai loro familiari e, più in generale, alla collettività, la nuova opera, in grado di dare un’accoglienza adeguata anche dal punto di vista struttural-abitativo a degli Ospiti già assistiti con servizi che potevano definirsi di “qualità” (e certificati da un soggetto terzo).

Ma il 2007 è un anno che rimarrà nella storia dell’Istituzione e, più ampiamente, nella storia di Pontelongo, anche per altri due rilevanti motivi:
– nel mese di settembre si prenderà atto del rilascio (per la prima volta nella ns. storia) del Certificato di Prevenzione Incendi (C.P.I.) per la nuova Struttura;
– nel mese di ottobre, dopo esserci sottoposti alla visita di verifica da parte dell’Agenzia Regionale Socio Sanitaria (A.R.S.S.), la struttura otteneva, prima cronologicamente nel Veneto (tra le strutture che non avevano partecipato alla “sperimentazione”), l’Autorizzazione all’Esercizio, ai sensi della nuova L.R. n° 22/2002, sull’autorizzazione e l’accreditamento dei servizi socio sanitari,
assicurando alla Casa di Riposo di operare nella piena idoneità strutturale ed organizzativa. Va ricordato che questi due elementi avevano pesantemente condizionato la vita istituzionale dei due decenni precedenti, limitando, di fatto, le possibilità della Istituzione nel fornire servizi, vivendo in una condizione di “semi clandestinità” legalizzata, ma che, protraendosi, avrebbe potuto portare alla chiusura della nostra Casa di Riposo, a beneficio di altre strutture limitrofe, che avrebbero incamerato le “quote sanitarie” (ben 73) di Pontelongo. Non è un mistero, infatti, che l’Istituzione abbia sempre resistito, negli ultimi vent’anni a coloro che avevano in sedi diverse espresso più volte la volontà di “assorbire” la nostra realtà, con la motivazione che così si sarebbero ridotti gli sprechi e risolti i problemi economici (di chi? La Casa di Riposo di Pontelongo non ne aveva mai avuti!!) cercando di realizzare una sorta di “monopolio” dei servizi agli anziani del territorio (ci riferiamo al verbale del Consiglio Comunale di Piove di Sacco del 21 dicembre 2006, in atti dell’Istituzione, in cui si usano termini come “inglobare la C. di R. di Pontelongo in quella di Piove di Sacco!”. Da evidenziare che il dibattito è stato condotto solipsisticamente dal Comune di Piove di Sacco, senza alcun coinvolgimento da parte delle autorità locali di Pontelongo, tanto meno gli amministratori della Casa di Riposo, con una modalità che rimandava ai matrimoni di un tempo, in cui parte attiva nelle scelte era assegnata ai genitori, prescindendo dalla reale volontà degli sposi!
Oggi sappiamo che questa volontà “egemonica” non ha raggiunto i propri scopi e la Casa di Riposo “A. Galvan” si é affermata, come sopra ricordato, quale realtà di servizio “di riferimento” per tutto il territorio e, con il cambio dell’U.l.s.s. – da n° 14 a n° 16 – , anche per il bacino di Padova.
Anche questo è stato un risultato politico da evidenziare, in quanto, seppur in modo estemporaneo, in nome di asserite (ma tutte da dimostrare scientificamente) “economie di scala”, la Struttura è sempre stata oggetto di attenzione, pena l’autonomia (politica e gestionale) di un Ente che da oltre un secolo ha sempre rappresentato una specificità istituzionale del paese.
Il 2007 si conclude poi con l’ approvazione di un progetto sul “Futuro dell’Istituzione Galvan”, progetto che si proponeva di coagulare intorno a sé tutti i soggetti istituzionali del paese, dal Comune, alla Parrocchia, con la quale si era avviata una ipotesi di collaborazione gestionale già dal 2004 e proseguita per tutto il biennio successivo, allo scopo di realizzare sinergie di servizio per realizzare una rete di servizi più razionale, economica e funzionale rispetto a quella oggi esistente.
La prima parte del 2008 era stata connotata dalla fase di consolidamento (organizzativo e strutturale) dell’avvenuto trasferimento nella nuova struttura, fase per sua natura delicata.
Nel mese di luglio, l’Agenzia Regionale Socio Sanitaria effettuava un’ulteriore visita di verifica del possesso dei requisiti per il rilascio dell’ Accreditamento Istituzionale, ex L.R. n° 22/’02, viatico per il conseguente riconoscimento delle quote regionali per i non autosufficienti, definite dalla normativa regionale del 2007 come “impegnative di residenzialità”. A tale proposito, va ricordato che, come già sopra anticipato, in quel momento storico, i beneficiari delle impegnative erano solo 73 persone e ben 17 anziani ospiti non potevano fruire del “riconoscimento” regionale.
Il Consiglio avviava allora una “trattativa” con l’Azienda u.ls.s. allora competente (n° 14 di Chioggia) per includere nei Piani di Zona la dotazione completa dei 90 posti letto e, successivamente, chiedeva il riconoscimento effettivo delle “quote/impegnative”.
Nel mese di novembre 2008, allora, dopo una lunga trattativa, l’Azienda u.l.s.s. riconosceva in convenzione la presenza di 90 posti letto per non autosufficienti e, dopo qualche mese la Regione Veneto corrispondeva a tutti gli ospiti accolti in struttura le previste “impegnative di residenzialità”, consentendo all’Istituzione di vedere riconosciuti gli sforzi profusi negli ultimi quindici anni. I tre nuclei erano di “ridotto – minimo bisogno assistenziale” (ovvero, di “primo livello”.
Nel mese di dicembre 2008, infine, vedeva la luce dopo quasi un anno di attività di elaborazione e di strutturazione il Sito Web del nostro “Centro Servizi”, adatto a veicolare l’immagine istituzionale e le informazioni utili per utenti e cittadini.
Il 2009 si apriva con l’approvazione di un Bilancio di Previsione che prevedeva un contenuto aumento della retta di degenza (+ 1,5% rispetto all’anno precedente) grazie al riconoscimento delle ulteriori 17 quote di cui si parlava sopra.
Il contenimento della retta, dovuto ad un incremento delle “fonti di entrata”, consentiva così di rafforzare la politica di erogazione del servizio, basata sul fondamentale ed inderogabile valore costituzionale della “solidarietà sociale”, unito ai principi di efficienza e di pubblico interesse che hanno sempre informato l’ agire politico dell’Istituzione.
Nella prima parte dell’anno prendevano avvio i lavori per l’elaborazione del primo Bilancio Sociale dell’Ente, volto a rappresentare a tutti i “portatori di interesse” (stakeholders) quali Comuni, Aziende u.l.s.s. per le quali l’Ente lavora, familiari, ospiti, ditte fornitrici, ecc., le attività svolte e soprattutto i risultati delle proprie attività.
A questo proposito, giova rammentare che da quasi un decennio, l’organizzazione operante nella struttura, ha presentato annualmente (mese di dicembre) ai suoi “clienti” (interni ed esterni) una verifica pubblica del proprio operato e dei risultati economici e di salute realizzati.
Questa attività, proposta dalla Direzione, è stata fortemente sostenuta dall’organo di Direzione Politica (C. di A.) dell’Ente, in quanto aderente al valore di “rendere il conto” (accountability) necessaria per un Ente di natura pubblica che utilizza fondi pubblici e privati.
Questo “valore” si univa poi ad un atteggiamento di “piena trasparenza” e di “costante confronto” sull’azione amministrativa realizzata, con tutti gli interlocutori dell’Istituzione a vario titolo presenti.
Ma nel 2009, prendeva avvio un’altra attività fondamentale: dopo aver svolto attività di ricognizione costante dal 2003 su un andamento fessurativo che interessava la vecchia sede di via Galvan, aggravatosi con il “carico” costituito dalla nuova struttura, si dava avvio all’elaborazione di uno studio di fattibilità di “messa in sicurezza” e si affidava un incarico di elaborazione di un progetto finalizzato a intervenire per la soluzione del problema.
Sul versante della cura dei nostri “clienti” (non solo gli anziani assistiti nella struttura, ma anche per gli assistiti a domicilio, gli alunni frequentanti le scuole, ecc.) il 2009 è stato anche l’anno dell’approvazione di un nuovo progetto sulla cultura e sulla salute alimentari, elaborato da una dietista incaricata dall’Ente, la quale aveva apportato un significativo miglioramento a tutto il servizio di ristorazione, coinvolgendo direttamente i “clienti” del servizio e accogliendo le istanze dagli stessi provenienti.
L’anno 2010 si apriva con la cessazione dell’attività ultratrentennale del Dott. Giorgio Carpenedo. Questo medico veniva sostituito dal Dott. Loris Meneghetti.
Sempre nei primi mesi del 2010, prendeva avvio anche il procedimento amministrativo per la realizzazione di un impianto fotovoltaico per la produzione, almeno parziale (circa il 50% dell’intero fabbisogno), di energia elettrica mediante trasformazione di quella solare.
Nel mese di novembre, l’impianto veniva portato a termine e sarebbe entrato a regime nei primi mesi del 2011. Nello stesso esercizio finanziario si individuava un Istituto di Credito con cui stipulare un contratto di mutuo (Banca Antonveneta di Padova) di € 80.000,00= recuperabili in un decennio grazie al contributo del Gestore Servizi Energetici – GSE – dello Stato e al risparmio energetico, senza alcun onere per i nostri anziani e le loro famiglie.
Nello stesso periodo, si realizzava anche il processo di trasferimento del Centro Servizi nell’ambito dell’Azienda u.l.s.s n° 16 di Padova, abbandonando definitivamente la n° 14 di Chioggia, in conseguenza di un piano di riorganizzazione territoriale delle aziende u.l.s.s..
Nel mese di febbraio2011, ancora, all’Ente veniva riconosciuta l’iscrizione all’Albo Regionale degli Enti di Servizio Civile Nazionale e oggi, dopo aver fatto le selezioni dei giovani volontari, e inviato il Direttore a Roma per acquisire il titolo di Formatore per il Servizio Civile Nazionale, l’Ente otteneva l’autorizzazione dall’Ufficio Nazionale per partire con questa nuova esperienza.
Ma il risultato più apprezzabile (e strategico) per il nostro Ente lo si è conseguito, dopo molti anni di richiesta agli Enti competenti (Regione, Azienda u.l.s.s., ecc.), con il riconoscimento (autorizzazione ed accreditamento) di un nucleo (24 posti letto) di “media intensità sanitaria” (oggi definito Nucleo di “Secondo Livello”), rivolto ad accogliere persone affette da patologie più gravi.
Pur rimanendo la dotazione di posti letto pari a 90, questo importante riconoscimento certificava ulteriormente la capacità della Struttura di diversificare le proprie risposte, nel tentativo di corrispondere alla complessità dei bisogni delle persone provenienti dal territorio.
Alla fine del quinquennio, l’Ente contava, tra dipendenti e collaboratori a vario titolo presenti, circa 80 persone ed il volume di affari complessivo superava i 4 milioni annui, affermando così la natura “complessa” dell’Istituzione.
Sicuramente tutte le azioni intraprese in questi anni hanno contribuito a dare all’organizzazione una forte identità, che aveva saputo differenziare lo “stile” dei servizi rispetto alle altre strutture che si trovavano, per un’evoluzione del settore socio-sanitario, in regime di concorrenza.
Su questo punto si poteva affermare che nel periodo 2005-2010 la Casa di Riposo era riuscita a confermare la capacità di confrontarsi sul “mercato” dei servizi, attraendo una apprezzabile “domanda”, basata sull’immagine che l’Istituzione era riuscita ad affermare.
Come già sopra detto, la Casa di Riposo diventata un vero “Centro Servizi”, confermando questa sua vocazione iniziata nei primi anni novanta e anticipando, di fatto, ciò che poi il legislatore regionale ha formalizzato nelle sue leggi.
Il Centro Servizi “A. Galvan” si era dotato di un Sistema Qualità sempre più rivolto all’ “Eccellenza” e le Certificazioni avute dal 2002, e sempre rinnovate negli anni successivi, ne costituivano la prova più evidente.
Al contempo, la Struttura si dotava di un avanzato “Sistema di Gestione della Sicurezza”, nel rispetto della vigente normativa, e anche qui, pur in assenza di certificazione, l’Ente aveva adottato puntualmente la norma UNI INAIL sulla sicurezza.
L’Amministrazione aveva cercato, nel rispetto dei reciproci ruoli e, talvolta, con spirito dialettico, di curare le relazione con diversi interlocutori, non ultime le Organizzazioni Sindacali dei lavoratori.
Infatti, l’Ente ha sempre ispirato la sua attività ai valori della partecipazione democratica, rifuggendo però atteggiamenti ambigui, consociativi, non chiari.
Ciò ha determinato un sistema di relazioni sindacali basato sulla chiarezza dei ruoli, degli interessi che, di volta in volta, si intendevano perseguire e la gestione del personale è sempre stata ispirata ai principi del merito e della responsabilità personali.
Analoga valutazione può essere fatta per le relazioni con le Organizzazioni Sindacali dei Pensionati, con le quali, ogni anno, in occasione dell’elaborazione del Bilancio di Previsione annuale (e la contestuale definizione dei prezzi di vendita dei servizi), si è avuto un confronto in cui sono stati evidenziati tutti i movimenti finanziari e gli obiettivi che si intendevano perseguire con le sostanze economiche gestite dall’Istituzione.
Analoga attenzione, concreta e mai retorica o, peggio, “manipolativa”, è stata riservata al rapporto con i sigg. Ospiti, con i loro familiari o rappresentanti. Oltre ad aver da subito profuso sostanze per la elezione di un Comitato, l’Ente ha sempre coinvolto gli ospiti e i loro rappresentanti in tutti i momenti più importanti della vita dell’Istituzione, dalla discussione sulle rette da applicare di anno in anno, sino al coinvolgimento sulla presentazione dei risultati delle attività svolte, sulla qualità percepita, riconoscendo sempre ai propri interlocutori il ruolo di clienti, e, in quanto tali, riconosciuti nei loro diritti soggettivi esigibili e nelle loro prerogative, ottenendo, come corrispettivo, una vicinanza ed una partecipazione alla vita della Struttura certo non comune, compreso l’esercizio del diritto di critica, vissuto perlopiù come “stimolo al miglioramento continuo”.
La politica di vendita dei servizi applicata nel “centro” ha così determinato negli anni alcuni effetti ritenuti importanti:
– la definizione di una politica gestionale rivolta ad accogliere tutte le tipologie di persone, a prescindere dal loro grado di gravità (ricordiamo per inciso che la nostra struttura ha accolto i malati di Alzheimer in un’epoca in cui in altri Istituti li rifiutavano. Analogo discorso, purtroppo ancora attuale, riguarda, ad esempio le persone affette da disturbo psichiatrico, ancora “indesiderate” nelle Strutture simili alla nostra);
– l’applicazione di rette di degenza eguali per tutti gli Ospiti e non differenziate in base alla gravità, in applicazione dei principi di eguaglianza e di solidarietà sociale sanciti dalla Carta Costituzionale;
– il contenimento massimo possibile dei costi, perseguendo una puntuale efficienza nella destinazione delle risorse umane e nel loro utilizzo;
– un contenimento massimo possibile, conseguentemente, dei prezzi (rette di degenza e corrispettivi degli altri servizi), nel perseguimento di una effettiva politica “sociale”, rivolta a persone in stato di difficoltà, disagio, dipendenza, indigenza, consentendo loro di accedere alla fruizione dei servizi;
– in comparazione ai prezzi di vendita dei servizi delle altre strutture che insistono nel territorio dell’ u.l.s.s. di appartenenza, i corrispettivi risultano comunque competitivi, a parità di condizioni;
– a differenza di molte strutture, però, la retta di degenza è onnicomprensiva e non prevede alcun servizio “extra ordinem”, pagato direttamente dai sigg. Ospiti (es servizio guardaroba, lavanderia, parrucchiera, ecc.) . Di sostanziale rilevanza, poi, il fatto che nella nostra Struttura non sono ammesse forme di assistenza privata (es. badanti, familiari, ecc.) ad integrazione dell’assistenza erogata dall’Ente, in quanto la retta applicata serve a remunerare interamente i costi gestionali, sufficienti per i servizi e per la loro dimensione qualitativa;
– in questi anni la Struttura ha rappresentato per il paese di Pontelongo (e per i paesi limitrofi) e per l’ economia locale una realtà significativa, che dà opportunità di lavoro (e, quindi, di reddito) a circa 80 persone (con annesse reti familiari) e servizi per quasi 200 clienti nel complesso;
– tutte le risorse umane impegnate nella produzione dei servizi alla persona (core business) sono dipendenti (o in rapporto di collaborazione/convenzione) dell’Ente. L’Istituzione non è mai ricaduta nella fattispecie dell’intermediazione o interposizione di manodopera, ricorrendo a società terze (cooperative, ecc.), salvo i casi di affidamento di appalti “genuini” (outsourcing).

Ma le scelte politiche operate , si sono rilevate particolarmente significative per ciò che riguarda le relazione con le Istituzioni, con i soggetti a vario titolo presenti sul territorio. Del rapporto con l’istituzione comunale, con quella parrocchiale o, ancora, con quella socio- sanitaria si è già detto sopra.
Rimane, forse, da evidenziare maggiormente la relazione avuta con le associazioni attive nel contesto sociale, con le quali si sono intrattenute sempre buone relazioni e collaborazione (si cita, a mero titolo di esempio, il rapporto fattivo con il Gruppo di Volontari di Protezione Civile, con la Pro Loco, con il Gruppo Alpini,che sostengono tutte le attività animative o lo svolgimento delle prove di evacuazione per la sicurezza).
In particolare, il rapporto con la “società civile” però si esprime nella presenza qualificata e continua di trenta volontari, che aiutano le risorse umane impegnate nell’assistenza, con la loro umanità, vivacità, competenza relazionale a sostenere i nostri ospiti, nelle attività quotidiane, ma anche nell’esperienza della sofferenza.
Ovviamente, i volontari sono coinvolti in attività di supporto al servizio educativo-animativo, a quello psicologico, nonché nelle attività di trasporto e di accompagnamento all’esterno dei sigg. Ospiti. I volontari, pertanto, non svolgono attività dirette e assistenziali e non colmano posti di lavoro vacanti.

L’ULTIMO PERIODO
Nel mese di marzo 2011, il Consiglio di Amministrazione che – con continuità –aveva retto l’Istituzione nel precedente decennio, composto da Gianpaolo Crema- Presidente – da Donatello Magagnato – Vicepresidente e dai consiglieri Michele Minesso, Laura Penzo, Paolo Barbugian, lasciava il posto al nuovo organo di Direzione Politica nominato dal Consiglio Comunale di Pontelongo.
Il nuovo Consiglio veniva a comporsi da Donatello Magagnato, che assumeva la carica di Presidente, da Laura Penzo che diveniva Vicepresidente e dai consiglieri Giovanni Buso, Franco Franca e Jessica Cecconello.
Dopo alcuni mesi, il Consigliere Giovanni Buso, sarà costretto a rassegnare le proprie dimissioni e gli subentrerà Augusto Basso (conosciuto come “Tino”).
Il nuovo Consiglio si trovò subito nell’urgenza di intervenire nella vecchia struttura allo scopo di risolvere, almeno provvisoriamente, i problemi statici sopra riferiti, facendo dei lavori di “imbragatura” di una parte della struttura. I lavori avevano natura provvisoria, in quanto occorreva attendere il parere del Ministero dei Beni Culturali sulla possibilità di demolizione della parte pericolante. I lavori, progettati e diretti dall’Ing. Gianpiero Simoncello di Mestre, venivano appaltati alla nel mese di aprile 2011 per concludersi nel mese di luglio dello stesso anno.
Successivamente, il Consiglio di Amministrazione determinava di acquisire un progetto per la demolizione della parte affetta dai problemi statici e di realizzazione della nuova cucina dell’Ente. In seguito ad una gara per il servizio di progettazione, conferiva l’incarico relativo all’Ing. Michele Bruno di Piove di Sacco. Il Presidente, Donatello Magagnato, in particolare si attivava per attrarre dei finanziamenti – sia presso la regione Veneto che presso la Fondazione Cassa di Risparmio del Veneto – per realizzare i lavori in parola. Oltre a ciò si elaborava il progetto per la ristrutturazione della recinzione sul confine con la proprietà comunale nota come “Casa delle Associazioni” di via Martiri d’Ungheria, lavori che cominceranno nell’estate 2013, e la cui realizzazione è stata possibile grazie alla ripartizione della spesa con il comune proprietario dell’area confinante.
Contemporaneamente, il Consiglio, per far fronte alle necessità organizzative dell’Ente, tenuto conto della crisi economica che dal 2008 faceva sentire i propri effetti, attivava anche l’utilizzo di Lavoratori Socialmente Utili da impiegare presso l’Ente nelle attività di animazione, nel frattempo potenziate dal C. di A. anche con l’attività di terapia con l’utilizzo di animali (“Pet Therapy”) e di accompagnamento degli ospiti in varie attività socio-culturali anche svolte al di fuori della Struttura.
Ma, uno degli obiettivi più ambiziosi, definiti sin dalla primavera del 2011, ha riguardato l’avvio del Progetto per il Riconoscimento di Eccellenza (di secondo livello) , in osservanza delle norme dell’ European Foundation for Quality Management (E.F.Q.M.). L’attività di consulenza veniva affidata alla società Kairos di Mestre, la quale incaricò di seguire il progetto il Dott. Vincenzo Mazzaro. Detto progetto prendeva avvio, dopo un’attività di formazione rivolta a tutto il capitale umano coinvolto nella Struttura, nel mese di settembre 2011.
Una volta elaborata tutta la documentazione di presentazione dell’organizzazione (delle procedure e dei protocolli) e raccolte tutte le “evidenze” atte a provare il possesso dei requisiti di eccellenza previsti dalla norma, l’organizzazione stessa si sottoponeva, nei giorni 10 e 11 dicembre 2012, alla visita di verifica prevista per il rilascio dell’ambito riconoscimento.
La visita di verifica di cui al precedente capoverso è stata condotta dall’Ing. Mario Fiorelli (Team Leader) e dall’Ing. Massimo Scura (Valutatore), incaricati dalla Associazione Italiana per la Cultura della Qualità (A.I.C.Q.)., i quali, dopo un approfondito esame sull’organizzazione e, in generale, sulle modalità di progettazione e di erogazione dei suoi servizi, elaborava il “Rapporto di Valutazione Finale”, il quale, dopo aver evidenziato i punti di forza e le possibili aree di miglioramento, rilasciava il Riconoscimento di Eccellenza – E.F.Q.M. – di Secondo Livello, attribuendo un punteggio pari a 450 punti e le “quattro stelle” come rappresentazione del livello di eccellenza conseguito.
Il percorso per l’Eccellenza, che ha visto premiata la nostra Struttura come la prima casa di riposo in Italia ad ottenere questo riconoscimento è stata vissuta come una naturale evoluzione della cultura di qualità sviluppata dall’Istituzione nell’ultimo decennio. E come le altre certificazioni precedenti, al di là di un riconoscimento da parte di un soggetto “di parte terza” sulla qualità effettiva, è stata vissuta come un reale sostegno alla gestione e all’organizzazione dei servizi.
In particolare, specie per ciò che attiene le modalità di erogazione dei servizi sociosanitari nei confronti delle persone anziane (e non ) in condizione di non autosufficienza, il modello di Eccellenza ha comportato per la struttura un ulteriore passo in avanti rispetto alla possibilità di strutturare meglio i propri rapporti e relazioni con tutti i portatori di interessi (stakeholder) con cui l’Ente interloquisce e di rappresentare, con puntualità e scientificità, i risultati di salute raggiunti o mancati.
Al di là del riconoscimento e delle “stelle” attribuite, pertanto, che pure contribuiscono a migliorare ulteriormente l’immagine esterna della Struttura, la “Certificazione di Eccellenza” è apparsa come una ulteriore garanzia per il cliente e la sua rete di supporto (familiare e non), di vedere realizzate (e misurate), nei fatti, tutte le dichiarazioni contenute nella Carta dei Servizi.
Ovviamente i presupposti del “riconoscimento” vanno rintracciati nelle buone prassi già avviate nel Centro Servizi precedentemente. Tra tutte, vanno ricordate:
– la cultura del cliente (inteso nell’accezione più larga, comprendendo la famiglia e la “rete” di relazioni) e dei suoi diritti soggettivi;
– la cultura della partecipazione attiva alle decisioni anche terapeutiche da realizzare (partecipazione dell’ospite e dei suoi familiari in Unità Operativa Interna ed elaborazione di un vero “contratto terapeutico”, la cui realizzazione (e i suoi esiti) vengono periodicamente (in itinere) e annualmente (verifica annuale) verificati con gli stessi soggetti con cui il “contratto” è stato condiviso e sottoscritto;
– la cultura che la salute è un entità complessa, articolata e, in quanto tale, non riducibile a risposte semplificate, non solo connessa agli apsetti psicofisici, ma orientata a tutelare l’unitarietà e l’unicità della persona.